Il livello è sempre altissimo, ma la pressione fiscale in Italia è leggermente diminuita. Un dato in controtendenza rispetto alla media dei Paesi Osce (dal 33,7% al 34,1%). Tra il 2012 e il 2013, la pressione fiscale nel nostro Paese è passata dal 42,7% al 42,6%: un calo dello 0,1% che ci consente di guadagnare un posto in classifica: dal quinto al sesto posto dietro Danimarca, Francia, Belgio, Finlandia e Svezia.
Nel 2013 la pressione fiscale è salita in ben 21 dei 30 Paesi Ocse, mentre è calata lievemente in altri nove (tra cui l’Italia). Nel nostro Paese le tasse sui redditi e i prelievi sociali si attestano al 32,8% e al 30,3% del totale, mentre le imposte indirette sui consumi al 25,5% (32,8% la media Ocse) e quelle sui patrimoni al 6,3% (5,5% la media).
Per quanto riguarda l’Iva, il Belpaese ha innalzato nell’ultimo quinquennio il suo tasso “normale”: 21%, poi al 22%. La media dei Paesi Osce è del 19,1%. In questa speciale classifica, l’Italia è al dodicesimo posto, alla pari con il Belgio. Però l’Iva (il grosso della tassazione sui consumi) rappresenta per l’Italia solo il 13,8% del totale del prelievo fiscale, rispetto al 19,5% della media Ocse. Una stima sulle entrate da Iva vede la media Ocse allo 0,55%. Il nostro Paese è uno dei fanalini di coda: terz’ultimo posto (0,38%) davanti solo alla Grecia e al Messico. In questo caso, il nostro Paese paga lo scotto dell’evasione fiscale e dei tassi ridotti (del 4% e del 10%).