Superata la fase di crisi acuta causata dall’emergenza da COVID-19, la politica torna ad occuparsi di pensioni.
Uno dei primi argomenti che dovrebbe finire sul tavolo del Governo, in vista di una riforma che dovrebbe arrivare entro l’anno.
Prima dell’emergenza sanitaria, i diversi schieramenti politici avevano iniziato a discutere di alternative a Quota 100, in vista di una sua scadenza a breve.
Tra le alternative sul tavolo, c’è quella di Quota 41, attualmente destinata ad una fascia precisa di lavoratori, ma che si vorrebbe estendere a tutti. Vediamo come funziona al momento Quota 41.
QUOTA 41
La Quota 41 è una forma di anticipo pensionistico previsto dalla Legge di Bilancio 2017 che permetterà ai soli lavoratori precoci l’uscita dal mondo del lavoro previo il rispetto di alcuni requisiti specifici.
Il numero 41 si riferisce agli anni di contributi previdenziali che devono essere versati per accedere a questa tipologia di anticipo.
REQUISITI
- almeno 12 mesi di contributi versati, anche non continuativi, prima del compimento dei 19 anni di età;
- 41 anni di contributi maturati (da qui il termine ‘quota 41’);
- appartenenza ad una delle 5 categorie tutelate (disoccupati, invalidi, caregiver, lavori usuranti, lavori gravosi).
Si può, quindi, accedere a questo tipo di pensione anticipata, indipendentemente dall’età, possedendo i tre requisiti su menzionati.
Non basta però essere un lavoratore precoce per accedere a Quota 41, visto che questa è riservata solamente a coloro che fanno parte anche di una delle seguenti categorie:
- dipendenti e autonomi con invalidità accertata pari o superiore al 74%;
- dipendenti disoccupati a seguito di licenziamento o dimissioni per giusta causa o risoluzione consensuale, e che abbiano concluso integralmente la prestazione per la disoccupazione loro spettante da almeno tre mesi;
- caregiver: ossia coloro che assistono, al momento della richiesta e da almeno sei mesi, il coniuge o un parente di primo grado convivente con handicap in situazione di gravità. I cosiddetti caregiver;
- lavoratori che svolgono da almeno sei anni all’interno degli ultimi sette attività lavorative usuranti e gravose