Chi possiede la partita IVA deve emettere fattura per i beni e i servizi che impiega a fini personali o per il proprio nucleo familiare? Può sembrare una domanda banale, ma non lo è affatto. Vediamo insieme come è regolamentata l’autofattura.
Cosa prevede la disciplina sull’autofattura?
La prima parte dell’articolo 21 del D.P.R. numero 633/1972 prevede la possibilità che la fattura imputabile a una determinata operazione possa essere emessa direttamente dal cessionario o committente a un soggetto terzo, il quale provvederà all’invio della stessa al cessionario o committente.
Si può definire autofattura il documento di vendita valido ai fini fiscali che un titolare di partita IVA emette verso se stesso come cedente/cessionario oppure come cessionario/committente per conto del cedente/prestatore.
In sostanza, l’autofattura è definita come documento fiscale che certifica la spesa di un bene o di un servizio quando mittente e destinatario coincidono, in qualità di persona fisica o giuridica.
Quali dati devono essere presenti?
Sostanzialmente, l’autofattura è uguale a una tradizionale fattura e deve, pertanto, riportare i dati del fornitore, l’indicazione sulla merce o sul servizio acquistato, l’importo netto, l’IVA e l’importo totale.
Quando si emette l’autofattura?
Il documento di autofattura deve essere compilato ed emesso nei seguenti casi
- cessioni gratuite a titolo di omaggi quando la fattura si riferisce a omaggi distribuiti dall’azienda stessa
- autoconsumo, ossia quando i beni o i materiali di consumo dell’azienda sono destinati all’uso personale o familiare del soggetto passivo IVA
- “svuotamento” dell’impresa per cessata attività
- acquisti di beni o servizi da fornitori residenti nei Paesi extra UE e che non posseggono in Italia un’organizzazione stabile o un rappresentante (reverse charge)
- se allo scadere di 4 mesi dal compimento di un’operazione rilevante ai fini IVA non si riceve la fattura legata all’operazione in oggetto. Si parla in tal caso di autofattura-denuncia. Questo documento deve comprendere tutti gli elementi della fattura non ricevuta e deve essere inviato entro 30 giorni all’ufficio IVA di competenza.
Attenzione, anche quando si riceve una fattura irregolare occorre procedere all’emissione dell’autofattura, secondo le stesse modalità dell’autofattura denuncia. Il suddetto documento deve poi essere presentato all’Agenzia delle Entrate entro e non oltre 15 giorni dalla data di registrazione.
Esistono anche delle casistiche meno comuni per le quali è necessaria la compilazione dell’autofattura. Nello specifico, acquisti
- da produttori agricoli o ittici in regime di esonero
- di rottami, carta da macere e simili
- oro o argento industriale
Che cos’è l’autoconsumo?
Prima di addentrarci nelle caratteristiche dell’autofattura, spieghiamo
brevemente in cosa consiste l’autoconsumo. Quest’ultimo si suddivide in due macro categorie:
I) ESTERNO ossia quando l’imprenditore usa i beni aziendali per fini e scopi differenti da quelli per cui l’impresa è stata costituita.
II) INTERNO ossia quando il consumo dei beni soddisfa le esigenze dell’impresa. Per esempio, un’impresa che produce scaffali, impiega uno o più dei propri prodotti per allestire gli uffici dell’impresa stessa.
Autofattura e fatturazione elettronica
Dal 1° gennaio 2019 anche la autofatture rispondono alla normativa sulla fatturazione elettronica obbligatoria. Questo vuol dire che anche questi documenti devono essere generati in formato XML e trasmessi mediante il Sistema di Interscambio (SdI) messo a disposizione dall’Agenzia delle Entrate. Le autofatture devono inoltre essere conservate per almeno 10 anni.
Il codice identificativo da utilizzare è quello ordinario, TD01 in caso di Reverse Change, omaggi, acquisto da agricoltori esonerati da obblighi IVA e autoconsumo.
In caso di autofattura denuncia il codice identificativo da utilizzare è, invece, TD20.